Zeman granitico: «Io non cambio e non vacillo»

31/10/2012 alle 10:18.

CORSERA (L. VALDISERRI) - «Ogni allenatore deve proporre le sue idee e difenderle. Quelli senza idee non mi piacciono. Dite che il mio gioco è diventato prevedibile? Vero. Così prevedibile che contro l’Udinese, dopo 30 minuti, dovevamo essere 4-0». È la prima volta che Zdenek Zeman, l’uomo che non grida mai, alza di un tono il volume della sua voce.

Non è arrivato a 65 anni per cambiare idee o moduli. Si fida di se stesso e l’apertura al dialogo è più di cortesia che reale. «Ascolto. Però, per cambiare, devono convincermi che la cosa che mi propongono è migliore di quella che penso io». Così, stasera contro il Parma, è probabile che i cambi siano ridotti al minimo: Bradley al posto dello squalificato Tachtsidis (con polemica zemaniana contro Sky che avrebbe mostrato solo uno sputo «innocente» di Armero verso il campo e non quello «colpevole» contro il greco) e per . Un mini , semmai, potrebbe arrivare con il Palermo ( per ?) anche in vista del derby dell’11 novembre.

La scelta del centrocampista centrale, comunque, non sarà indolore. Se il prescelto sarà Bradley si riaprirà la discussione sul ruolo di . Discussione tra tifosi e giornalisti, però, perché per l’allenatore boemo il problema non esiste: « ha fatto per otto anni il mezzo , non ha mai fatto il regista nella Roma. Quello era Pizarro, semmai. Con Luis Enrique? faceva il difensore centrale. E non ha mai fatto il regista in vita sua». Tanto per essere chiari, Zeman spiega perché siano cambiate le gerarchie rispetto alle scelte di mercato e alle formazioni previste ad agosto: «Quella era una Roma sulla carta, poi decide il campo. Io lavoro per il bene della Roma e non contro la Roma». Il metodo di gestione è questo, prendere o lasciare. Quello che contempla spesso l’errore altrui (arbitri, giocatori) e meno quello del tecnico, che ammette solo en passant le sue responsabilità: «Ne ho, sono l’allenatore. Però ci sono stati più errori individuali che di squadra. Posso urlare e fischiare dalla panchina quanto vi pare, ma cambierebbe qualcosa?». La critica maggiore, questa volta è per la difesa. «Ho due centrali forti, ma che giocano poco con la squadra: scappano indietro o stanno fermi e non leggono la situazione sul campo. Bisogna lavorarci sopra, ma è naturale: è un gruppo con tanti stranieri e tanti nuovi, devono ambientarsi». Ci sarà il tempo? 

 

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