Peccati di presunzione

06/12/2010 alle 09:58.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Finiti gli alibi, restano i peccati di presunzione e le scadenti prestazioni di gran parte delle 21 gare stagionali. Non è più il tempo di scherzare sul rendimento altalenante della Roma che, nonostante la ricchezza tecnica dell’organico più completo della nostra serie A, si sta ritagliando un ruolo nella corsa di consolazione, cioè in zona Europa League

A Trigoria, senza voler anticipare bilanci e sentenze, tira aria di annata anonima. E’ vero che basta poco per risollevarsi, almeno in classifica, ma bisogna fare attenzione perché esiste anche il rischio di ritrovarsi sull’orlo del fallimento. La Roma è in mezzo al guado, impantanata, e fatica a rialzarsi. Gli errori dei singoli, tecnico compreso, e di gruppo sono superiori alle minime certezze di questi tempi. Perché è inutile presentarsi da big e comportarsi da provinciale.

C’è un dato che, più dei tanti altri negativi, allarma i dirigenti e ovviamente i tifosi. La Roma va peggio di un anno fa e soprattutto Ranieri non è lo stesso della stagione scorsa. In classifica, pur con il Milan di Allegri più vicino dell’Inter di Mourinho (gli attuali 10 punti in più dei rossoneri contro gli 11 dei nerazzurri), ha 1 punto in meno. Che potrebbe essere niente e invece è più di quanto si possa pensare. Perché l’allenatore di San Saba in 15 gare di campionato ha conquistato solo 23 punti (ottavo posto), mentre nel torneo scorso, alla stessa giornata, i punti erano 24 (sesta posizione). Ranieri li aveva ottenuti, però, in 13 partite: quindi 1 punto in più, pur con 2 incontri in meno.

La differenza si fa più sostanziosa se si considerano due fattori: 1) il tecnico quest’estate ha avuto la possibilità di occuparsi della preparazione atletica nel precampionato, mentre un anno fa era subentrato in corsa a Spalletti e non aveva potuto ricominciare da zero, quindi gestendo più che programmando; 2) la rosa è nettamente superiore a quella precedente, in particolare per gli innesti di Simplicio e Borriello, e arricchita da alternative in tutti i ruoli, per primi i terzini Rosi e Castellini (più il ritorno di Cicinho) come riserve di Cassetti e Riise, senza parlare della scommessa Adriano e della sorpresa Greco.

Ma proprio questi due fattori hanno avuto l’effetto boomerang sul cammino incerto e preoccupante: 1) la preparazione atletica per ora regala tanti dubbi senza offrire alcuna garanzia; 2) i tanti giocatori in rosa creano più disagi nello spogliatoio che benefici al tecnico, più volte in difficoltà quando deve scegliere la formazione di partenza ed effettuare gli avvicendamenti in partita.

Scendendo nei dettagli di queste considerazioni, la Roma, e non si scopre da oggi, gioca un tempo, quando va bene, e non di più. Così prendendo in esame la ripresa delle gare in campionato si contano solo 18 punti per il quattordicesimo posto in classifica. Non basta la rimonta con il Bayern per negare l’evidenza (lì non si giocò il primo tempo, proprio come il Basilea e sempre all’Olimpico).

Nel 2010 quattro volte con Ranieri in panchina i giallorossi partendo dal 2 a 0 si sono fatti raggiungere: con il Cagliari e il nel campionato scorso, con il
e il Chievo in questo. L’allarme, però, era scattato già a Livorno, contro un’avversaria ormai disperata e ancor di più nella gara scudetto del 25 aprile, contro la Sampdoria all’Olimpico: dall’1 a 0 all’1 a 2 della ripresa, per il sorpasso definitivo dell’Inter.


Il turn over, invece, sta pagando poco. I nuovi acquisti, 6 gol di Borriello e 3 di Simplicio, aiutano: 9 dei 20 gol della Roma in campionato sono loro. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Più volte le sostituzioni non convincono. E certe incertezze risultano fatali quando si allestisce una panchina da nababbi come quella di Verona. La ricordiamo ai meno attenti: , Cicinho, Pizarro, Taddei, , Menez e Borriello. A loro si aggiungono i due in tribuna, Doni e Okaka, e i tre indisponibili Riise, Juan e Perrotta, rimasti a casa, con i tre esclusi Rosi, Guillermo Burdisso e Baptista (da aggiungere a Loria e Antunes).

L’abbondanza, pensate un po’ e senza sorridere, sta creando problemi. Musi lunghi sparsi qua e là. E sale il nervosismo: 5 rossi, due volte per Burdisso, una per Mexes, e . Rosi e Okaka chiederanno di andar via a gennaio. Ci proverà pure Baptista, dopo i rifiuti di agosto. Attenzione, però, anche a Pizarro: non ha più feeling con il tecnico che gli preferisce Greco. Di Adriano, pronto a tornare in Brasile, se ne parla ormai da due mesi. Mexes aspetta, e non si sa con quanta impazienza, il rinnovo, Nicolas Burdisso non si sente più intoccabile come un anno fa. Solo Doni, nonostante non giochi mai e in allenamento sia utilizzato spesso da mediano, aspetta giugno per andarsene. A meno che l’Aston Villa non gli offra il posto da titolare. Prima di Natale. Quando anche i dirigenti, in un vertice con Ranieri, dovranno per forza sfoltire la Roma. Il lusso ormai è spreco. 

Clicky